Chi non si occupa di tecnologia né di arte potrebbe pensare che questi due mondi non abbiano molto da spartire, se non forse qualche sporadica mostra di arte contemporanea (luogo concettuale dove spesso si incontrano aspetti ossimorici e contrastanti).
Eppure l’arte e la tecnologia appartengono a due bacini creativi che possono attingere l’uno dall’altro traendone grandi benefici e incredibili progressi.
Negli ultimi mesi (anni per i più attenti) l’intelligenza artificiale non ha fatto passi da gigante solo a livello di data processing, assistenza virtuale e biomedica. Sono nati infatti diversi software dedicati alla generazione creativa di disegni commissionati dai singoli utenti privati.
Nasce una nuova moda, quella di chiedere ad un A.I. Art Generator di produrre una soluzione grafica di uno o più soggetti/concetti attraverso la fornitura di testo o immagini. In parole povere è possibile attraverso un’accurata descrizione o alcune immagini ottenere rappresentazioni artistiche interamente create da algoritmi digitali. Il risultato può sembrare prevedibile in alcuni casi, in altri è sbalorditivo e affascinante.
Gli addetti ai lavori (in ambito artistico) restano però dubbiosi sull’effettiva “automazione” del processo creativo.
Il mondo di oggi si muove sempre di più verso l’automazione in tutti i campi, anche quelli che fino a qualche anno fa sembravano praticabili esclusivamente dall’uomo in carne ed ossa.
L’arte rientra in questo processo di automazione? Oppure è vero quello che spesso si sente dire, ovvero che l’artista resterà l’unica figura a non poter essere sostituita dall’automazione tecnologica?
Per parlare di questo dobbiamo fare riferimento alle reti neurali convoluzionali, una struttura digitale, cioè, ispirata al cervello umano, di cui DeepDream è un esempio. Questi strumenti hanno come centro della loro produzione grafica il concetto di “accrescere le similitudini” tra i soggetti proposti. Questa caratteristica è tipica dell’essere umano, che tramite connessioni visive genera nuovi pattern creativi (pareidolia).
Vista la rapidità con cui il progresso tecnologico raggiunge tappe mai sperate prima sarebbe ingenuo escludere a priori la possibilità che un giorno l’intelligenza artificiale possa partecipare in modo complesso e genuino al processo creativo al pari dell’uomo. Rimane il fatto che, ad oggi, questo ancora non accada.
Nonostante la tecnologia intesa come “intelligenza artificiale in sostituzione dell’uomo” possa essere vista in modo negativo dalla popolazione del mondo artistico, è innegabile che in altro modo possa costituire un valido strumento di supporto.
È sempre più pratica comune, soprattutto tra i giovani creativi, fare uso di applicazioni e supporti digitali per disegnare. Utilizzare servizi e tool tecnologici permette infatti di velocizzare il processo, modificare con facilità il prodotto e, soprattutto, poter mantenere in memoria le diverse versioni. Questo aggiunge la possibilità non solo di riprendere da modifiche precedenti ma anche di tenere sott’occhio gli errori e i progressi.
La tecnologia, inoltre, permette di interfacciarsi con moltissime persone grazie a gruppi di discussione e social dedicati (e non), favorendo la contaminazione e l’ispirazione.
Ultimo ma non per importanza è il vantaggio relativo alla monetizzazione del proprio lavoro (spesso frutto di tempo, impegno, studio e gavetta): grazie ad alcune piattaforme (come per esempio etsy) è possibile vendere le proprie opere.
Questo breve excursus insegna quindi, come spesso accade quando si parla di progresso, che il modo in cui viene utilizzato un tool tecnologico costituisce il punto cruciale della sua esistenza: nessuno strumento è positivo o negativo di per sé, sta all’uomo decidere come usarlo.
Nonostante le numerose critiche da parte della comunità artistica, l’intelligenza artificiale continua e continuerà a progredire, non solo in ambito creativo naturalmente (mobile banking, pop-up, contenuti consigliati, chatbot, ecc). Nel 2023, infatti, il mercato dell’A.I. toccherà probabilmente i 500 miliardi di dollari e nel 2030 i 1.597 miliardi.
Il futuro dell’AI dipenderà tanto dai visionari quanto dai tecnici operativi che si occupano di sviluppare e migliorare le nuove tecnologie, comprendendo anche ciò che concerne realtà virtuale e realtà aumentata. Va da sé che il campo richiederà molte risorse e nuove figure competenti. Per questo ITS ha messo a disposizione un corso gratuito che contribuisca alla richiesta via via sempre più crescente: scopri l’offerta formativa per AR/VR and Game Developer!